Il piano regolatore della nuova economia italiana
(23 marzo 1936)
La lotta contro
le sanzioni pose al vaglio l'efficienza dell'ordinamento corporativo.
E senza dubbio — fra i vantaggi procurati dall'intensa reazione
antisanzionista — non va dimenticato un rafforzarsi
dell'attività corporativa, resa dalle necessità del
momento anche più alacre, più razionale, più
completa che per il passato. Per questo acquistò una
particolare importanza la riunione dell'Assemblea Nazionale delle
Corporazioni, presieduta da S. E. il Capo del Governo, in
Campidoglio, il 23 marzo 1936-XIV, XVII anniversario della fondazione
dei Fasci.
In tale
occasione, il Duce pronunciò uno dei suoi discorsi ciclici, di
carattere fondamentale, destinato a tracciare le direttive di marcia,
il piano regolatore della nuova economia italiana. E le sue parole
hanno trovato e trovano pieno riscontro nell'immediata attività
delle Corporazioni e dell'intero Paese.
Camerati!
Solenni sono le circostanze
nelle quali l'Assemblea delle Corporazioni si riunisce, una seconda
volta, su questo colle che riempì del suo nome il mondo. Siamo
in tempo di guerra, cioè nel tempo più duro e più
impegnativo della vita di un popolo. Un altro evento accresce la
solennità e la gravità di quest'ora: l'assedio che
cinquantadue Paesi decisero contro l'Italia, che un solo Stato volle
e impose, che alcuni dopo aver votato non applicarono obbedendo alla
voce delle loro coscienze, che tre Stati — Austria, Ungheria e
Albania — respinsero, poiché oltre i doveri
dell'amicizia, ripugnò loro l'onta del procedimento che
metteva sullo stesso piano l'Italia madre di civiltà e un
miscuglio di razze autenticamente e irrimediabilmente barbare, quale
l'Abissinia.
(segue...)
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