(segue) Il piano regolatore della nuova economia italiana
(23 marzo 1936)
[Inizio scritto]
Nessuna Nazione del mondo può
realizzare sul proprio territorio l'ideale dell'autonomia economica,
in senso assoluto, cioè al cento per cento; e, se anche lo
potesse, non sarebbe probabilmente utile. Ma ogni Nazione cerca di
liberarsi nella misura più larga possibile delle servitù
straniere.
Vi è un settore nel quale
soprattutto si deve tendere a realizzare questa autonomia: il settore
della difesa nazionale. Quando questa autonomia manchi, ogni
possibilità di difesa è compromessa. La politica sarà
alla mercé delle prepotenze straniere, anche soltanto
economiche; la guerra economica, la guerra invisibile —
inaugurata da Ginevra contro l'Italia — finirebbe per aver
ragione di un popolo anche se composto di eroi. Il tentativo di
questi mesi è ammonitore al riguardo.
Per vedere se e in quali limiti
l'Italia può realizzare la sua autonomia economica nel settore
della difesa nazionale, bisogna procedere all'inventario delle nostre
risorse e stabilire inoltre quello che ci può dare la tecnica
e la scienza. Per questo abbiamo creato e dato le agevolazioni
necessarie al Consiglio Nazionale delle Ricerche. Giova premettere
altresì che, in caso di guerra, si sacrificano, in parte o al
completo, i consumi civili.
Cominciamo l'inventario dal lato
più negativo: quello dei combustibili liquidi: le ricerche del
petrolio nel territorio nazionale sono in corso, ma finora senza
risultati apprezzabili: per sopperire al fabbisogno di combustibili
liquidi contiamo — specie in tempo di guerra —
sull'idrogenazione delle ligniti, sull'alcool proveniente dai
prodotti agricoli, sulla distillazione delle rocce asfaltifere. Il
patrimonio lignitifero italiano supera i 200 milioni di tonnellate.
Quanto ai combustibili solidi non potremo fare a meno — allo
stato attuale della tecnica — di alcune qualità di
carbone pregiato destinato a speciali consumi; per tutto il resto si
impiegheranno i carboni nazionali: il liburnico, il sardo, l'aostano.
L'Azienda Carboni Italiani ha già realizzato importanti
progressi: la produzione è in grande aumento, con piena
soddisfazione del consumo. Io calcolo che potremo, con le nostre
risorse, più l'elettrificazione delle ferrovie, più il
controllo della combustione, sostituire in un certo lasso di tempo
dal 40 al 50 per cento del carbone straniero.
(segue...)
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