(segue) Parliamo a Màranon
(24 febbraio 1937)
[Inizio scritto]
Il Maranon non è fra i
trentacinquemila sacrificati al Moloch degli immortali principi
perché, come il suo collega in democrazia Lerroux, è
riuscito a scappare a tempo, non appena il giornale di Caballero
stampò un palchetto di questo tenore: «Se voi volete
conoscere i precedenti del dott. Gregorio Maranon, cercateli fra i
fascisti». Il nostro dottore capì a volo, e lasciamo che
ce lo dica: «Era una sentenza di morte. È sotto questa
forma che il foglio ufficiale di Caballero pubblica i suoi ordini di
esecuzione. Appena avvertiti, i carnefici rivaleggiano nella
celerità. Tutti quelli che ho veduto così designati —
continua Maranon — sono stati uccisi alcune ore dopo».
Maranon si è salvato grazie
all'attacco di Franco su Madrid ed alla confusione derivatane tra i
rossi, alla fuga di Caballero ed all'ospitalità concessagli
dall'Ambasciata di Polonia. Come sia fuggito dalla Spagna, com'egli
abbia raggiunto sano e salvo Parigi, egli non narra; ma, quanto
all'epilogo del grande cruentissimo dramma che lacera e forse rinnova
la Spagna, Maranon è categorico. «I dadi — egli
dice — sono gettati. La vittoria di Franco è certa. Essa
riempirà i miei voti. In ogni caso i due regimi non sono
confrontabili. La dittatura di Primo de Rivera di cui ho sofferto,
paragonata alla tirannia rossa, era una dittatura amabile...».
Prezioso, per quanto troppo tardivo, questo riconoscimento! «Una
sola cosa importa — grida il dottor Gregorio Maranon — ed
è questa: che la Spagna, l'Europa e l'umanità siano
liberate da un regime sanguinario, da una repubblica di assassini che
noi abbiamo, per un tragico errore, preparato. Basta! Basta! Basta!»
E chi vincerà? Chi
rovescerà questo abietto regime di autentici, per quanto
democratici, criminali? Chi? Per il dott. Maranon nessun dubbio è
ammissibile. «Un esercito regolare — egli proclama —
finirà sempre per trionfare su bande irregolari». È
quello che, senza avere inventato le glandole endocrine, pensiamo
anche noi. L'esercito di Franco ha vinto sin qui e vincerà
definitivamente la guerra. La discordia imperversa tra le gerarchie
dei rossi. Ogni gruppo è in armi spiritualmente e
materialmente contro l'altro. Gli anarchici e i sindacalisti
fronteggiano i comunisti staliniani, i quali devono difendersi i
fianchi dai trozkisti. È solo il mutuo terrore che li tiene
insieme. I volontari rossi sfuggiti alle esecuzioni e tornati in
Francia e in Inghilterra hanno illustrato la situazione con tinte
vividissime e documentazioni inconfutabili.
(segue...)
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