Per l'annuale dell'Impero
(9 maggio 1937)


      Mentre aumenta la tensione internazionale, ad opera della Russia, dell'Inghilterra e della Francia, indispettite per le vittorie franchiste e legionarie in Ispagna, mentre il bolscevismo può considerarsi ormai insediato ufficialmente a Ginevra, i giornalisti italiani sono richiamati da Londra, e il Governo vieta l'introduzione in Italia dei giornali inglesi, (fatta eccezione per: Daily Mail, Evening News e Observer), il popolo italiano si appresta a celebrare il primo annuale della Fondazione dell'Impero. L'8 maggio, il Segretario del Partito, S. E. il Ministro Achille Starace, presenta al Duce un indirizzo, che viene poi diramato col Foglio d'Ordini il giorno seguente. Esso dice:
      «Duce, le Camicie Nere e il Popolo, che hanno avuto la somma ventura di combattere ai Vostri ordini la più giusta ed audace battaglia che la storia ricordi, levano il loro grido di fierezza per la vittoria conseguita e si stringono ancor più intorno a Voi, Duce, che l'ardua impresa preparaste, conduceste e vinceste, ridando a Roma nel giorno di una rapida epopea, la luce dell'Impero. «Mentre la congiura sanzionista si accaniva contro l'Italia, Voi proclamaste l'orgoglio di vivere e di combattere, la necessità di resistere e di vincere. «Il Popolo italiano, sotto la Vostra guida ed il Vostro esempio, ha saputo percorrere le aspre vie della lotta con romana fierezza, suscitando lo stupore e l'ammirazione del mondo. «Duce, le Camicie Nere salutano, nella trionfale rievocazione, i Caduti della guerra imperiale. «Le nuove vicende troveranno, in ogni momento, le legioni agguerrite, insieme con le Forze Armate di terra, di mare e del cielo e col popolo tutto, temprate a qualsiasi prova, per accrescere la grandezza e la potenza dell'Impero da Voi fondato e della Rivoluzione fascista.»
      Il 9 maggio, sulla Via dell'Impero, alla presenza dei Sovrani, ha luogo una grande rivista di 45.000 armati. I Marescialli De Bono e Badoglio aprono la sfilata: prendono parte alla rivista anche reparti di milizie libiche, eritree e somale; i sansepolcristi e le formazioni giovanili del Partito, una rappresentanza di operai venuta dall'Africa, le unità alpine della Divisione «Pusteria» il Battaglione «San Marco» della R. Marina, una coorte di Mutilati, cinque legioni della Milizia, reggimenti di fanteria, di artiglieria, reparti dell'Aeronautica. Oltre 500.000 persone assistono alla grandiosa rassegna; tutta l'Italia imperiale e guerriera è rappresentata, dalle Alpi all'Oceano Indiano. Terminata la rivista, la moltitudine si sposta verso Piazza Venezia, la invade, straripa per le vie che ne dipartono; ma non si allontana. Chiede di vedere il Duce: e il Duce accoglie l'invocazione. Con tutta la sua voce, per dominare la moltitudine, il Segretario del Partito grida: «Camicie Nere! Salutate nel Duce il Fondatore dell'Impero!». L' «A noi!» della folla sale come un tuono.

(segue...)