(segue) Il grido e la valanga
(26 giugno 1937)
[Inizio scritto]

      V'è nel mondo una stampa che vive della menzogna, che prospera sulla menzogna, che fa immondo quotidiano commercio della menzogna. E questa è la stampa antifascista di tutti i paesi e di tutte le tinte.
      Dopo le recenti logiche decisioni di Berlino e di Roma, c'è stata una vera e propria gara di invenzioni. Si è parlato di un blocco italo-tedesco delle coste spagnole. Falso. Si è detto che 15 mila soldati italiani erano sbarcati a Malaga o a Cadice. Falso. Gli informatori inglesi pullulanti nei porti dei nazionali spagnoli, sanno che è falso. Taluni corrispondenti americani che hanno bisogno di «drogare» ad alto potenziale le notizie europee destinate ad un pubblico che nel suo «grosso» ignora l'Europa e se ne infischia del suo destino, hanno inventato un concentramento di 50 mila uomini nei pressi di Civitavecchia pronti a salpare per la Spagna. Falso. Arcifalso. Accanto a queste grossolane menzogne, ci sono quelle più sottili, ma non meno perfide, nelle quali si distingue la stampa francese e si riferiscono quasi tutte e quasi sempre all'azione dell'asse Roma-Berlino, di cui si spia ogni gesto nell'attesa vana di poter scoprire un allentamento della solidarietà completa dei due Stati.
      Il mondo antifascista si agita nella finzione e nella menzogna anche politico-diplomatica, quale quella, ad esempio, di riconoscere ancora come governo legale della Spagna, il governo di Valenza, che dal luglio del 1936 ad oggi, non rappresenta più nulla, se non una banda di locali profittatori e di autentici criminali agli ordini di Mosca. Se fino ad oggi i gridi non hanno — come sembra temere Chamberlain — fatto precipitare le valanghe, lo si deve unicamente al senso di responsabilità — veramente europeo — della Germania e dell'Italia, paesi nei quali il Governo non è schiavo di una opinione pubblica che può essere manovrata in ogni momento per loschi fini, con più loschi mezzi. Se l'Europa non è sino ad oggi entrata in un periodo di più acuta crisi, lo si deve all'atteggiamento degli Stati autoritari che non hanno voluto spingere le cose agli estremi.

(segue...)