La realtà e le finzioni
(24 luglio 1937)
Da Il Popolo
d'Italia, 24 luglio 1937-XV.
L'Europa dovrà dunque
perire avvolta nel sudario delle sue finzioni?
Ecco una domanda veramente
angosciosa e che gli spiriti riflessivi si pongono da oramai
vent'anni. Poiché è soprattutto dal dopoguerra che
l'Europa è governata e irretita da finzioni perduranti e
rinascenti ad ogni storico evento.
Finzione gravissima, ad esempio,
quella delle riparazioni di guerra. Si «finse» in un
primo momento di credere che la Germania avrebbe potuto pagare la
cifra astronomicamente sbalorditiva di mille miliardi. In prosieguo
di tempo, queste allucinazioni manicomiali ridussero il loro volume,
ma per molti anni, da Londra a Spa, da Spa a Losanna si continuò
a trastullarsi con questa finzione che oggi appare finalmente sepolta
sotto le montagne di carte inutili che ha fatto stampare.
Mentre questa finzione delle
riparazioni è liquidata, è rimasta in piedi quella dei
debiti interalleati. Si continua a fingere di credere che tali debiti
saranno — un giorno — pagati. Ora tutti sanno che ciò
è materialmente e soprattutto moralmente impossibile.
Cionondimeno quando scoccano le fatidiche date del 15 giugno e del 15
dicembre i Governi europei fanno sapere all'America, come qualmente
si trovino nell'impossibilità di pagare.
L'America ne prende atto e passa
all'ordine del giorno. La finzione tuttavia rimane e porta nel grembo
i danni di tutte le finzioni imbalsamate.
L'organo che crea, coltiva,
espande, apologizza il sistema della «finzione» come
metodo e pratica di vita, è la Società delle Nazioni.
Finzione è la sua
universalità, poiché vi mancano numerose e potenti
Nazioni del mondo. Ma il paradossale della faccenda è che a
ferire il principio della universalità, è stata
precisamente l'America che, dopo aver inventato la Società
delle Nazioni ad uso esterno, si è sempre rifiutata
energicamente di prendervi parte.
(segue...)
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