(segue) La realtà e le finzioni
(24 luglio 1937)
[Inizio scritto]
Il padre abbandonò la sua
creatura appena nata e la trovatella ha iniziato la sua vita col
marchio di questa permanente infelicità.
Finzione è nella Società
delle Nazioni il principio della uguaglianza fra gli Stati aderenti.
Quando nelle sale o negli ambulacri ginevrini si dice che gli Stati
sono uguali e che, quindi, il voto della Gran Bretagna vale quello
della Liberia, la gente si mette a ridere. Vero è che di
quando in quando si danno ai rappresentanti dei piccoli Stati delle
soddisfazioni di carattere formale e spettacolare come redigere un
rapporto sui danni della mosca tropicale o presiedere un'assemblea,
ma chi dirige effettivamente la macchina, chi prepara tutto —
discorsi e mozioni — sono gli uomini del Segretariato che sono
gli uomini delle tre grandi Potenze societarie e precisamente
Francia, Inghilterra, Russia.
Finzione somma il pacifismo della
Società delle Nazioni. I popoli si angustiano tutte le volte
che di una questione di una certa gravità viene investita la
Società delle Nazioni. Può scattare l'articolo 16, il
quale reca fra le sue pieghe il principio e l'applicazione della
guerra universale.
Due finzioni di bruciante
attualità aduggiano e complicano la situazione europea. La
prima è la «finzione» di non riconoscere il fatto
compiuto della conquista dell'Impero africano da parte dell'Italia.
Per questa «finzione» Tafari fu invitato alla
incoronazione, per questa «finzione» la Società
delle Nazioni restò impietrata davanti alla mozione polacca.
Ci si badalucca fra il de jure ed il de facto: sottigliezza che
arriva a questa conclusione divertente e manicomiale: l'impero del
Negus è diventato l'Impero di Vittorio Emanuele III di Savoia:
ciò è pacifico ed irrevocabile; però l'impero
del Negus esiste ancora in grazia della finzione del non avvenuto
riconoscimento de jure.
(segue...)
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