(segue) La realtà e le finzioni
(24 luglio 1937)
[Inizio scritto]

      Non meno importante e con riflessi drammatici è la questione del non riconoscimento della belligeranza a Franco, che si vuole assolutamente legare alla questione dei volontari. Quest'ultima è praticamente inesistente. Non mandando più complementi, è chiaro che il problema si risolve da sé attraverso la terribile usura della guerra. Viceversa la «finzione» per cui si negano a Franco i diritti di belligeranza è di tale natura da complicare veramente le cose, mentre tale riconoscimento le semplificherebbe in una maniera radicale.
      Negare i diritti di belligeranza a un generale che ha un esercito che combatte da dodici mesi, che governa e controlla due terzi del territorio della Spagna e la totalità delle colonie, che ha dietro di sé quattordici sui ventidue milioni di spagnoli, è talmente assurdo che lo stesso Eden recentemente alla Camera dei Comuni vi si è ribellato. «Non ci sono soltanto nobili e preti, dietro Franco», egli ha detto. Ma poteva aggiungere che dietro Franco ce tutta la Spagna migliore di oggi e di domani. Nell'attesa si continua a fingere di credere che Franco è soltanto un generale insorto che ha organizzato un «pronunciamento» di proporzioni maggiori dei precedenti, e si continua a fingere di credere che il vero governo della Spagna è quello di Valencia che è governata... da Mosca.
      La politica che dovrebbe essere realistica, e cioè affrontare i problemi come sono, diventa un gioco di irrealità e di sofismi, talora mascherati nei paludamenti — rosi dalle tarme oramai — degli immortali principi.
      Un giorno questi castelli di carte saranno travolti dalla realtà che in tutti i tempi ha avuto un solo grave insostituibile nome.