(segue) Alle popolazioni della Sicilia
(10-20 agosto 1937)
[Inizio scritto]

      Così poterono svolgersi le gigantesche e mai viste al mondo mobilitazioni del 2 ottobre, del 5 e del 9 maggio; così si poté rivelare l'anima nuova del popolo italiano, che seppe trionfare contro una coalizione mondiale senza precedenti.
      «Bisogna risalire ai tempi del primo Impero di Roma, e precisamente all'epoca di Augusto, per ritrovare uno spettacolo quale è quello che offre l'Italia in quest'epoca così ardente di passione, così ricca di avvenimenti, e ringraziamo la Provvidenza che lo ha concesso.»
      Messo in rilievo che nell'Italia fascista non ci sono più privilegi né politici né economici, ma che esistono soltanto i privilegi che sorgono dalle più dure responsabilità e dall'adempimento più rigoroso del dovere, il Duce conclude il suo discorso affermando che nello Stato fascista, oggi fermamente unitario così come lo aveva sognato Francesco Crispi, non ci sono provincie preferite o provincie neglette, ma che tutte sono eguali dinanzi a Roma, ritornata centro e cuore della Patria.
      «Ecco perché non solo dalle piazze della Sicilia, ma dalle piazze di tutta Italia si eleva un grido possente attraverso il quale il popolo esprime la sua ferma volontà di essere pronto a ogni cimento, preparato a ogni sacrificio, deciso a strappare in ogni caso la vittoria.»


      Il 13 agosto il Duce è a Ragusa. Le manifestazioni popolari segnano un crescendo continuo. Ogni nuova dimostrazione supera la precedente che già pareva insuperabile. A Ragusa, nella Piazza dell'Impero, dopo aver inaugurata la nuova sede del Fascio, il Duce parla alla popolazione.

      Fatto l'elogio dello spirito fascista dei siciliani, il Duce rileva come la storia dell'isola possa dividersi in due periodi nettamente distinti: quello che va dal 1860 al 1922 e quello che va dal 1922 ad oggi e che continuerà per tutto il secolo.

(segue...)