(segue) Alle popolazioni della Sicilia
(10-20 agosto 1937)
[Inizio scritto]
Il Duce conclude invitando il
popolo di Ragusa a inalzare le insegne per salutare la fiorente
Sicilia e la più grande Italia imperiale di domani.
14 agosto; nuove
visite, nuove esplosioni d'entusiasmo. Nella miniera di Grottacalda,
il Duce, indossata una tuta, si fa calare fino al piano più
basso, a 400 metri di profondità.
Distribuisce
alcuni premi di lavoro, accoglie il dono di un piccone e risponde
esprimendo la sua fraterna simpatia ai minatori siciliani,
assicurandoli che conserverà il dono come un gradito ricordo.
Da Grottacalda a Pergusa, zona di bonifica. Quivi il Duce consegna a
50 famiglie le chiavi di 50 casette igieniche e moderne, e i premi di
nuzialità a 100 coppie di sposi.
Dopo Pergusa,
Enna. Tutta la popolazione i in piazza, ad attenderlo.
Ad essa il Duce dichiara di essere
molto lieto di trovarsi ad Enna ricordando come dal 1860 in poi mai
nessun uomo di governo varcasse le mura della vetusta città
alla quale invece va tutta l'attenzione del Regime fascista, poiché
l'interessamento di Roma si rivolge soprattutto a quelle provincie
dove il popolo è più prolifico e laborioso ed è
rimasto fedelmente attaccato alla terra.
Il Duce ricorda, quindi, la sua
simpatia da lunga data per i rurali e soggiunge che questo suo
sentimento acquista una forza ancora maggiore quando si volge ai
contadini in Sicilia che lavorano in condizioni specialmente ingrate,
ma con fermissimo spirito di sacrificio, tipico esempio del popolo
italiano che è il popolo più lavoratore del mondo.
Afferma che oggi con la creazione
dell'Impero, il lavoro italiano non andrà più a
fecondare la terra altrui, ma quelle conquistate alla Patria dal
valore dei suoi figli.
(segue...)
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