(segue) Alle popolazioni della Sicilia
(10-20 agosto 1937)
[Inizio scritto]
15 agosto. Altre
tappe folgoranti: Caltanissetta, dove nel Viale Regina Margherita, da
un podio, parla alla popolazione ammassata.
Il Duce esprime il suo
compiacimento per essere ritornato a vedere la città, di cui
elenca i problemi fondamentali che il Regime intende al più
presto di risolvere; in prima linea, la costruzione di case popolari,
l'integrale bonifica del piano di Gela, le fognature della città.
E conclude dicendosi sicuro che la
giornata odierna rimarrà ricordo incancellabile nel cuore dei
cittadini di Caltanissetta, così come rimarrà nel suo.
Quindi, Agrigento.
Anche qui, la mattina del 16, il Duce rivolge il suo saluto alla
popolazione.
Egli ricorda come in Agrigento sia
fiorita una delle più grandi civiltà del Mediterraneo,
della quale rimangono ancora oggi testimonianze insigni.
Un'altra civiltà oggi si
irradia dall'Italia, la Civiltà fascista, che ha caratteri
nettamente definiti, poiché essa è civiltà del
lavoro e di chi è pronto a combattere e a morire se la Patria
chiami.
Il Duce soggiunge che la Civiltà
fascista ha ridonato all'Italia l'Impero, quell'Impero che fu sentito
dal nostro popolo come una necessità dei destini storici della
stirpe. Ciò spiega perché la guerra etiopica sia stata
così profondamente popolare.
Conclude domandando alla
moltitudine se l'eroismo, la volontà, la tenacia che hanno
condotto alla fondazione dell'Impero saranno le virtù anche
degli Italiani di domani, e la folla, con un formidabile grido,
risponde: «Sì, Duce!».
(segue...)
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