(segue) Per l'uscita dell'Italia dalla Società delle Nazioni
(11 dicembre 1937)
[Inizio scritto]
CAMICIE NERE!
LA STORICA DECISIONE CHE IL GRAN
CONSIGLIO HA ACCLAMATA E CHE VOI AVETE ACCOLTA COL VOSTRO PIÙ
ENTUSIASTICO GRIDO, NON POTEVA PIÙ OLTRE ESSERE PROCRASTINATA.
ABBIAMO VOLUTO, DURANTE LUNGHI
ANNI, OFFRIRE AL MONDO UNO SPETTACOLO DI INAUDITA PAZIENZA. NON
AVEVAMO DIMENTICATO E NON DIMENTICHEREMO L'OBBROBRIOSO TENTATIVO DI
STRANGOLAMENTO ECONOMICO DEL POPOLO ITALIANO PERPETRATO A GINEVRA.
(L'enorme folla grida la sua indignazione). MA QUALCUNO PENSAVA CHE
AD UN CERTO MOMENTO LA LEGA DELLE NAZIONI AVREBBE COMPIUTO UN GESTO
DI DOVEROSA RIPARAZIONE. NON LO HA FATTO. NON LO HA VOLUTO FARE.
LE BUONE INTENZIONI DI TALUNI
GOVERNI ANNEGANO, NON APPENA I LORO DELEGATI ENTRANO IN CONTATTO DI
QUELL'AMBIENTE ESIZIALE CHE È IL SINEDRIO GINEVRINO, MANOVRATO
DA TORBIDE FORZE OCCULTE NEMICHE DELLA NOSTRA ITALIA E DELLA NOSTRA
RIVOLUZIONE.
IN QUESTE CONDIZIONI NON ERA PIÙ
OLTRE TOLLERABILE LA NOSTRA PRESENZA SULLA PORTA DI GINEVRA. FERIVA
LA NOSTRA DOTTRINA, IL NOSTRO STILE, IL NOSTRO TEMPERAMENTO DI
SOLDATI.
SI AVVICINAVA L'ORA IN CUI
BISOGNAVA SCEGLIERE IN QUESTO DILEMMA: O DENTRO O FUORI. DENTRO? (La
moltitudine prorompe in un formidabile grido: «No!»).
FUORI? (La moltitudine urla ancora con una sola voce: «Sì!»).
ECCO CHE NOI GRIDIAMO IL NOSTRO
BASTA! E CI ALLONTANIAMO SENZA ALCUN RIMPIANTO DAL BARCOLLANTE TEMPIO
DOVE NON SI LAVORA PER LA PACE, MA SI PREPARA LA GUERRA. È
SEMPLICEMENTE GROTTESCO DI CREDERE O DI FAR CREDERE CHE CI SONO STATE
PRESSIONI PER DETERMINARE IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO: NON CI SONO STATE,
NON CI POTEVANO ESSERE. I NOSTRI CAMERATI DELL'ASSE DI BERLINO E DI
TOKIO SONO STATI - QUESTA È LA VERITÀ - DI UNA
DISCREZIONE ASSOLUTA.
L'USCITA DELL'ITALIA DALLA SOCIETÀ
DELLE NAZIONI È UN EVENTO DI GRANDE PORTATA STORICA, CHE HA
ATTIRATO L'ATTENZIONE DEL MONDO E LE CUI CONSEGUENZE NON SONO ANCORA
DEL TUTTO PREVEDIBILI.
(segue...)
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