Il caso Ludlow
(28 dicembre 1937)
Da Il Popolo
d'Italia, 28 dicembre 1937-XVI.
Ricordatevi di questo nome. È
quello di un deputato americano al Congresso (Camera dei deputati),
che ha commesso un errore di una ingenuità quasi
imperdonabile: ha preso sul serio la democrazia; ha compiuto un atto
di fede suprema negli immortali principi da applicarsi al cento per
cento e ha raccolto attorno alla sua proposta ben 218 deputati.
Ecco di che si tratta. L'on.
Ludlow e i suoi complici chiedono Un emendamento alla Costituzione
americana per togliere al Congresso il potere di dichiarare la
guerra, stabilendo che la decisione di fare la guerra diventa
esecutiva soltanto se ratificata da un referendum, popolare. La
discussione della proposta è stata rinviata al 10 gennaio
prossimo. Quale sorte l'accoglierà si può prevedere
dall'atteggiamento assunto dal Governo che, per bocca del sig.
Cordelio Hull, ha detto che «non vede la saggezza e la
praticità della proposta», e dalla campagna quasi
unanime della stampa, la quale, obbedendo ai segni di una bacchetta
magica, sta letteralmente subissando il povero Ludlow, sino a
definire — come si legge in un giornale di Chicago — la
sua proposta «vergognosa e pericolosa».
Bisogna sapere che, dopo
l'incidente della «Panay», c'è stata negli Stati
Uniti un'ondata di bellicosi istinti che ora sta calmandosi, visto e
considerato che contro il Giappone non c'è proprio nulla da
fare. Si possono fare soltanto delle «note», alle quali
il Giappone ha risposto in una maniera corretta e sollecita, che lo
stesso Governo degli Stati Uniti ha trovato soddisfacente e tale da
liquidare l'episodio.
È appunto nel frastuono
guerrafondaio al quale si è abbandonata la libera stampa del
Nord America, che è caduta la proposta Ludlow. Ebbene, questo
signore potrebbe anche aver ragione. Le accademie si fanno o non si
fanno. La democrazia c'è o non c'è. Il popolo o è
sovrano o non lo è, nella quale ultima ipotesi è un
burattino nelle mani dei plutocrati, dei capitalisti, delle società
segrete, delle caste politiche che lo sfruttano e lo raggirano col
pretesto di rappresentarlo.
(segue...)
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