Konovaloff
(31 dicembre 1937)


      Da Il Popolo d'Italia, 31 dicembre 1937-XVI.

      Si tratta di un ex colonnello russo aviatore nelle armate dello Czar durante la guerra mondiale, che ha seguito la guerra italo-abissina come consigliere militare del Negus e che racconta quanto è accaduto, in un libro, edito dallo Zanichelli, sotto il titolo: Con le armate del Negus - Un bianco fra i neri. Il libro è preceduto da una dedica, che noi a nostra volta dedichiamo tanto per cominciare agli scribi di un giornale svizzero, che recentemente avevano ancora il coraggio di stampare grossolane e ridicole ingiurie contro il popolo italiano. Sarebbe dunque «molle» un popolo che ha lavorato sopra ed entro la terra, in tutti i paesi del mondo — compresa la Svizzera — nelle più diverse e dure condizioni d'ambiente, di clima, dalle pampas alla Transiberiana, dagli altipiani africani a quelli della Persia? Sarebbe nient'affatto «guerresco» un popolo che ha al suo attivo quaranta mesi di guerra mondiale, con battaglie, come quella del Piave, dove i morti e i feriti sommarono a un ottavo di tutta la popolazione della bellicosa nonché neutrale Helvetia; una guerra africana contro un nemico numeroso, feroce e bene armato — anche di cannoni marca svizzera Oerlikon —; e una partecipazione alla guerra di Spagna durante la quale il valore dei legionari splende nelle fulminee vittorie di Malaga e Santander, senza contare i 500 velivoli abbattuti? Sarebbe «molle» un popolo le cui ali intrepide sorvolano i continenti e gli oceani come se fossero il lago di Ginevra?
      È un gran bene che gli Italiani non leggano la stampa svizzera, stampa che nella sua quasi totalità insulta quotidianamente l'Italia ed il Fascismo, poiché l'amicizia fra i due paesi ne sarebbe profondamente intaccata. Comunque, a chiusura di questa digressione, manderemo ai signori del giornale svizzero l'opuscolo contenente le testimonianze dei capi degli eserciti nemici sull'eroismo degli Italiani, 652 mila dei quali non sono morti di grippe, ma di piombo nemico, combattendo. E segnaliamo a quei signori ed altri miserabili dello stesso calibro l'epigrafe che apre il libro del colonnello Konovaloff:

(segue...)