(segue) Il caso Ludlow
(28 dicembre 1937)
[Inizio scritto]

      Se la Svizzera — democrazia piccola, ma classica, unico paese del mondo dove questa malfamata parola rappresenta una realtà comprensibile e rispettabile — se la Svizzera ha fatto un referendum per sapere se le società segrete debbono essere vietate o permesse, perché la grande democrazia degli Stati Uniti, che si vanta di essere la più civile del mondo, non permette ai suoi liberissimi cittadini di dire il loro parere sulla pace o sulla guerra? Forse che la guerra è considerata dalle grandi democrazie come un fatterello insignificante, una bagattella senza una specifica importanza per cui valga la pena di disturbare il popolo sovrano?
      Ludlow ha ragione. Se tutto deve essere emanazione della volontà popolare, come si può sottrarre a tale volontà un evento come la guerra, che decide della vita di milioni di uomini e dell'avvenire della Nazione? È qui che il popolo sovrano deve poter farsi sentire. È qui che la democrazia deve mostrare la sua nobilitate. Il popolo sovrano sarebbe dunque sovrano in tutto, eccettuato il caso in cui è in gioco la sua esistenza?
      Eh no! I democratici sarebbero — per avventura — scettici per quanto concerne l'intelligenza politica del popolo sovrano? In modo che gli riserverebbero soltanto la funzione di mettere lo spolverino sulle decisioni altrui? Il clamore sollevato dalla proposta Ludlow è la documentazione che la democrazia è falsa; che i suoi principi sono applicabili soltanto nelle ordinarie contingenze della vita, non in quelle straordinarie. L'opposizione alla logica per quanto ingenua proposta di Ludlow dimostra che i democratici temono a un certo momento le conseguenze nefaste delle loro dottrine, e allora ripiegano sui sistemi dittatoriali o quasi. Prendete il volume quarto degli scritti di Mussolini e leggete il preludio a Machiavelli. Vedrete che fu previsto nel 1924 quanto accade oggi in America.

(segue...)