(segue) Agli agricoltori e agli ecclesiastici vincitori dell'VIII Concorso del grano
(9 gennaio 1938)
[Inizio scritto]

      Il camerata Rossoni vi dirà che la politica del Regime è stata diretta ad aumentare i prezzi delle derrate agricole. Ci vantiamo d'averlo fatto, e siamo lieti di avere evitato la rovina dell'agricoltura, fondamento dell'economia italiana.
      Naturalmente l'aumento necessarissimo dei prezzi all'ingrosso del grano, granturco, riso, latte, carne, ecc., non poteva non ripercuotersi nei prezzi al minuto. Ma il controllo del Partito prima, delle Corporazioni poi, ha evitato le punte. Prezzi troppo bassi rovinano la produzione, prezzi troppo alti contraggono i consumi e quindi si ripercuotono sulla produzione. La politica del Fascismo tende a realizzare l'equilibrio tra i due elementi che si condizionano a vicenda.
      Il raccolto granario del 1937 è uguale a quello del 1934. Ciò significa che si può arrivare ad una media di 80 milioni di quintali. La battaglia del grano continua e su di essa si fa perno per muovere verso le massime produzioni tutta l'agricoltura italiana.
      Io che conosco i rurali italiani, nel loro sentimento, nella loro fatica, so che essi sono decisi a raggiungere la totale vittoria e la raggiungeranno.


      Ultimata la consegna dei premi, il Duce si rivolge al pubblico e dice:

      La premiazione è finita e anche la cerimonia è finita. Camerati, arrivederci all'anno XVII, in un clima di vittoria.


      Ma vi sono in Roma 60 fra arcivescovi e vescovi e 2000 circa fra parroci e sacerdoti che hanno riportato premi nelle graduatorie del Concorso del grano bandito dal periodico Italia e Fede sotto l'egida del Ministero dell'Agricoltura e Foreste e del Comitato permanente del grano: legione eccezionale che vuole anch'essa vedere il Duce e manifestargli la sua devozione.

(segue...)