L'accordo italo-inglese
(16 aprile 1938)
I giornali inglesi
del 18 febbraio mettevano in particolare rilievo l'invito del Primo
Ministro Chamberlain all'ambasciatore italiano Conte Grandi per un
colloquio nella residenza ufficiale di Downing Street. Il colloquio
durava un'ora e mezza, alla presenza del Ministro degli Esteri Eden,
e veniva ripreso nel pomeriggio.
Annunciavano pure,
i giornali inglesi, che il Primo Ministro aveva convocato d'urgenza
il Gabinetto per il giorno seguente, 19, perché desiderava che
fossero «approvate subito le proposte da farsi a Mussolini per
la ripresa della piena amicizia e cooperazione tra la Gran Bretagna e
l'Italia».
L'avvenimento era,
per Londra, eccezionale: subito circolarono voci di serie divergenze
in seno al Gabinetto, di mutamento di rotta della politica britannica
nei riguardi dell'Italia, di un conflitto fra il Primo Ministro e il
Ministro degli Esteri.
Il Consiglio di
Gabinetto, convocato insolitamente infine di settimana, durava tre
ore e venti minuti: un sottocomitato di Ministri rimaneva insediato
per redigere un verbale. Avvenimento ancora più insolito,
l'indomani, domenica, 20 febbraio, il Consiglio di Gabinetto era
nuovamente convocato e un comunicato serale annunciava che il
Ministro degli Esteri, Eden, aveva presentato le dimissioni. Uno
scambio di lettere tra i due uomini di governo rivelava che le
dimissioni erano motivate dal fatto che il Primo Ministro riteneva,
contrariamente al pensiero del suo Ministro degli Esteri, giunto il
«momento adatto per dare principio alle conversazioni
anglo-italiane».
Il 21 febbraio,
lunedì, Chamberlain annunzia infatti ai Comuni l'inizio
ufficiale delle conversazioni con l'Italia. L'ambasciatore a Roma,
Lord Perth, è chiamato a Londra per ricevere le istruzioni del
suo Governo. La caduta di Eden, che è la sconfitta del
superstite sanzionismo antifascista, è riconosciuta dal mondo
come un grande passo verso la pace e l'inizio di un periodo di
fiducia e di collaborazione fra le grandi potenze europee.
(segue...)
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