(segue) L'Asse Roma-Berlino. Hitler in Italia
(2-9 maggio 1938)
[Inizio scritto]

      È sorto ora in Europa un blocco di 120 milioni di uomini decisi a salvaguardare i loro eterni, vitali diritti e a resistere a tutte le forze che tentassero di opporsi al loro naturale sviluppo.
      Da questa lotta contro un mondo di incomprensione e di opposizione, che la Germania e l'Italia hanno dovuto sostenere spalla a spalla, si è sviluppata a poco a poco tra i due popoli una cordiale amicizia. Questa amicizia ha dato prova della sua solidità durante gli avvenimenti degli ultimi anni, i quali hanno pure dimostrato al mondo che degli interessi legittimi e vitali delle grandi Nazioni è necessario in ogni caso tenere conto.
      È perciò più che naturale che i nostri due popoli continuino a sviluppare e ad approfondire in istretta collaborazione per l'avvenire l'amicizia che in questi ultimi anni è divenuta sempre più salda.
      Duce!
      L'autunno scorso, sul Campo di Maggio di Berlino, Voi avete proclamato come legge etica, sacra a Voi e all'Italia fascista, il principio: «Parlare chiaro e franco e quando si ha un amico, marciare con lui sino alla fine».
      Anch'io mi associo, in nome della Germania nazionalsocialista, a questo principio e Vi rispondo oggi: Da quando Romani e Germani si sono incontrati nella storia, per quanto ci consta, per la prima volta, sono ormai passati due millenni. Trovandomi qui, sul suolo più glorioso della storia dell'umanità, sento la fatalità di un destino che già un tempo non aveva tracciato chiari confini fra queste due razze di così alte virtù e di così grande valore: sofferenze indicibili di molte generazioni ne sono state le conseguenze. Orbene oggi, dopo circa 2000 anni, in virtù della storica opera da voi, Benito Mussolini, compiuta, lo Stato romano risorge da remote tradizioni a nuova vita.

(segue...)