Il ferro e le parole
(25 aprile 1938)
Il 25 aprile
1938-XVI il Duce fonda Pomezia. È il quinto comune dopo
Littoria, Sabaudia, Pontinia ed Aprilia, che sorge nell'Agro romano,
per sua volontà.
Il Capo mura nella
pietra una pergamena con la seguente scritta:
«Oggi,
25 aprile — nell'Anno XVI dell'E. F. — Regnando —
Vittorio Emanuele III — Benito Mussolini — Duce del
Fascismo, Fondatore dell'Impero — consacra l'ormai raggiunta
conquista dell'Agro — che per suo volere e ai suoi ordini —
l'Opera Nazionale Combattenti ha ridonato — al fecondo lavoro —
dal Circeo al Tevere, dal mare ai colli Albani — ponendo la
prima pietra — della città di Pomezia — che nel
nome augurale — promette alle forti generazioni dei suoi coloni
— l'opulenza di raccolti in una più alta giustizia
sociale.»
Quindi, al popolo
dell'Agro, così parla:
Per tutti i rurali italiani —
che sono alcune diecine di milioni — e io mi vanto soprattutto
di essere un rurale — dalle Alpi alla Libia, oggi è un
giorno di festa.
Si fonda il quinto Comune
dell'Agro Pontino e dell'Agro Romano, entrambi ormai redenti dal
vostro braccio e dalla nostra volontà.
Una cerimonia come questa non
tollera discorsi. I fatti sono sempre più eloquenti dei
discorsi. Ricordate che il ferro — quello delle spade e quello
degli aratri — vale e varrà sempre più delle
parole.
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