(segue) Il discorso di Genova. «Chi si ferma č perduto»
(14 maggio 1938)
[Inizio scritto]

      L'ultimo discorso pronunziato dal Primo Ministro inglese è un tentativo per uscire dal ginepraio dei luoghi comuni e riconoscere in tutta la sua maestà e la sua forza questa che è la nostra Italia, l'Italia del Fascismo e della Rivoluzione delle Camicie Nere.
      L'accordo fra Londra e Roma è l'accordo di due Imperi, e si estende dal Mediterraneo al Mar Rosso, all'Oceano Indiano.
      Poiché è nella nostra volontà il proposito di rispettare questo accordo scrupolosamente e poiché pensiamo che altrettanto faranno i governanti della Gran Bretagna, si può pensare che questo accordo sia duraturo. Il consenso col quale è stato accolto in tutti i Paesi del mondo è la riprova della sua intrinseca portata storica. (Applausi).
      Voi mi consentirete di essere circospetto per quanto concerne le conversazioni con la Francia perché esse sono in corso. Non so se arriveranno a una conclusione, anche perché in un fatto estremamente attuale, cioè la guerra di Spagna, noi siamo ai lati opposti della barricata. Essi desiderano la vittoria di Barcellona; noi, viceversa, desideriamo e vogliamo la vittoria di Franco. (Acclamazioni altissime).
      Camerati Genovesi!
      Durante questi dodici anni l'Italia ha velocemente camminato, e Genova del pari. Ma quello che abbiamo fatto non può essere considerato che come una tappa. Nella lotta delle Nazioni e dei continenti non ci si può fermare: chi si ferma è perduto. Ecco perché il Regime fascista farà tutto quanto è necessario per potenziare i vostri traffici marittimi e le vostre iniziative industriali. (Vivi applausi).
      Sono in errore coloro i quali credono che la lotta per l'autarchia, che noi continueremo con estremo vigore, diminuisca i traffici. Ne può variare la qualità, non ne altera nel complesso il volume. Altrettanto falso è il ritenere che il Regime voglia sacrificare le medie e piccole attività industriali e commerciali. È esattamente vero il contrario. Gli operai della grande Genova, che hanno dato tante prove della loro disciplina e del loro attaccamento al lavoro, sanno per mille dati di fatto che le loro condizioni sono sempre presenti alla mia intelligenza e soprattutto al mio cuore. (Alte e prolungate acclamazioni).

(segue...)