Viaggio nelle Venezie
(18-26 settembre 1938)
Nel mese di
settembre la questione dei Sudeti improvvisamente si aggrava; i tre
milioni e cinquecentomila tedeschi, che il trattato di Versaglia ha
assegnato allo Stato cecoslovacco, manifestano in forma decisa il
desiderio di ricongiungersi alla madre patria e di liberarsi dal
giogo demo-bolscevico del Governo di Praga. Si aprono trattative;
l'Inghilterra invia a Praga Lord Runciman con l'evidente incarico di
facilitare ma soprattutto di controllare queste trattative; la
Francia, subito preoccupata, richiama alle armi i riservisti e revoca
le licenze; data la decisività dei Sudeti e l'intransigenza,
almeno apparente, del Governo cecoslovacco, aizzato dalla Francia, si
diffonde in Europa quella condizione di spiriti che si chiama psicosi
di guerra. La missione di Runciman, naturalmente, non consegue alcun
risultato. L'Italia assiste serena e pronuncia il suo giudizio
attraverso la nota 19 dell'Informazione Diplomatica del 3 settembre:
«Se Praga si arrende alla realtà delle cose, è
possibile evitare una più grande crisi». L'asse
Roma-Berlino funziona, come sempre, tempestivamente. Ma i disordini,
gli incidenti, le violenze si moltiplicano in Cecoslovacchia: i
Cechi, soprattutto, eccitati da emissari di Mosca e di Parigi, non si
lasciano sfuggire occasione per infierire sull'elemento tedesco: le
trattative vengono così interrotte e riprese più volte.
Hitler, il 12 settembre, chiudendo il Congresso di Norimberga,
domanda il libero diritto di autodecisione per i Tedeschi sudetici e
la nostra Informazione Diplomatica N. 20, del giorno seguente,
riafferma questo diritto, soggiungendo: «Che cosa può
sperare la Cecoslovacchia dalla guerra? E dovrebbero milioni di
giovani di ogni Nazione d'Europa precipitarsi nella mischia al solo
scopo di mantenere la signoria di Praga sulle popolazioni tedesche
dei Sudeti?»
A questa nota fa
seguito la «Lettera a Runciman», pubblicata il 15
settembre sul Popolo d'Italia e che è riportata in Appendice
al presente volume.
(segue...)
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