Monaco
(29 settembre 1938)


      La mobilitazione della flotta inglese e l'intensificarsi dei preparativi militari francesi, che avevano fatto seguito alla mobilitazione generale cecoslovacca, obbligano Hitler ad adottare, a sua volta, gravi misure militari. La guerra europea è ritenuta inevitabile. Già gli eserciti premono alle frontiere e le diplomazie stanno per abbandonare le ultime speranze. I popoli, tuttavia, non sono persuasi della necessità della guerra; ci sono dei controsensi, delle incoerenze delittuose nella politica dei capi democratici: le parole del Duce hanno richiamato alla realtà le popolazioni sorprese e confuse. Chamberlain avverte lo stato d'animo dell'Europa e non si arrende alla ineluttabilità degli eventi. Anche Goebbels, ministro della propaganda del Reich, afferma in un'adunata a Berlino: «È una tipica ironia della sorte che le democrazie ci minaccino la guerra proprio perché vogliamo realizzare uno dei fondamentali principii della democrazia stessa: il diritto di autodecisione dei popoli». E siamo alla svolta suprema.
      Chamberlain, esaurito ogni tentativo, comprende che il solo uomo che possa ormai salvare la pace è Mussolini; e lo prega d'intervenire personalmente presso Hitler, col seguente appello consegnato il 28 mattina:
      «Ho rivolto oggi un ultimo appello a Hitler di astenersi dall'uso della forza per risolvere il problema sudetico, il quale, ne sono sicuro, potrebbe essere risolto mediante una breve discussione e darà a lui il territorio essenziale, la popolazione e la protezione tanto dei Sudetici quanto dei Cechi, durante il trasferimento. «Ho offerto di recarmi io stesso, subito, a Berlino per discutere un accomodamento coi rappresentanti tedeschi e cechi e, se lo desidera il Cancelliere, anche coi rappresentanti dell'Italia e della Francia. «Confido che V. E. vorrà informare il Cancelliere tedesco che Voi siete disposto a farVi rappresentare ed esortarlo perché aderisca alla mia proposta. Ciò terrà tutti i nostri popoli fuori della guerra.

(segue...)