(segue) Il viaggio nelle Venezie
(18-26 settembre 1938)
[Inizio scritto]

      Vent'anni dopo, nel marzo del 1938, si compie un evento fatale, che si delineava già dal 1878, come voi ben sapete. Milioni di uomini lo hanno voluto, nessuno si è opposto. Trieste si trova di fronte ad una nuova situazione, ma Trieste è pronta ad affrontarla e a superarla; Trieste sa che la geografia non è un'opinione e si vendica a lungo andare di coloro che tale la stimano. Trieste conta sulle sue forze, Trieste non può voltare, non volta, non volterà mai le spalle al suo mare.
      Triestini!
      Vi sono dei momenti nella vita dei popoli in cui gli uomini che li dirigono non devono declinare le loro responsabilità, ma devono fieramente assumerle in pieno.
      Quello che sto per dirvi non è soltanto dettato dalla politica dell'asse Roma-Berlino, che trova le sue giustificazioni storiche, contingenti, né soltanto dal sentimento di amicizia che ci lega ai Magiari, ai Polacchi e alle altre nazionalità di quello che si può chiamare lo Stato mosaico numero due.
      Quello che sto per dirvi è dettato da un senso di coscienza che vorrei chiamare, più che italiano, europeo. Quando i problemi posti dalla storia sono giunti ad un grado di complicazione tormentosa, la soluzione che si impone è la più semplice, la più logica, la più radicale, quella che noi fascisti chiamiamo totalitaria.
      Nei confronti del problema che agita in questo momento l'Europa, la soluzione ha un nome solo: plebisciti. Plebisciti per tutte le nazionalità che li domandano! per le nazionalità che furono costrette in quella che volle essere la grande Cecoslovacchia e che oggi rivela la sua inconsistenza organica.
      Ma un'altra cosa va detta, ed è che ad un certo momento gli eventi assumono il moto vorticoso della valanga, per cui occorre fare presto se si vogliono evitare disordini e complicazioni.

(segue...)