(segue) Il viaggio nelle Venezie
(18-26 settembre 1938)
[Inizio scritto]
Questo bisogno del far presto deve
essere stato sentito dal Primo Ministro britannico, il quale si è
spostato da Londra a Monaco, messaggero volante della pace, perché
ogni ritardo non affretta la soluzione, ma determina l'urto fatale.
Questa soluzione sta già, malgrado la campagna di Mosca,
penetrando nel cuore dei popoli europei. Noi ci auguriamo che in
queste ultime ore si raggiunga una soluzione pacifica. Noi ci
auguriamo altresì che, se questo non è possibile, il
conflitto eventuale sia limitato e circoscritto.
Ma se questo non avvenisse e si
determinasse prò o contro Praga uno schieramento di carattere
universale, si sappia che il posto dell'Italia è già
scelto.
Nei riguardi della politica
interna il problema di scottante attualità è quello
razziale. Anche in questo campo noi adotteremo le soluzioni
necessarie. Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito a
imitazioni, o, peggio, a suggestioni, sono dei poveri deficienti ai
quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà.
Il problema razziale non è
scoppiato all'improvviso come pensano coloro i quali sono abituati ai
bruschi risvegli, perché sono abituati ai lunghi sonni
poltroni. È in relazione con la conquista dell'Impero; poiché
la storia c'insegna che gli imperi si conquistano con le armi, ma si
tengono col prestigio. E per il prestigio occorre una chiara severa
coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze, ma
delle superiorità nettissime.
Il problema ebraico non è
dunque che un aspetto di questo fenomeno. La nostra posizione è
stata determinata da questi incontestabili dati di fatto. L'ebraismo
mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra
politica, un nemico irreconciliabile del Fascismo. In Italia la
nostra politica ha determinato negli elementi semiti quella che si
può oggi chiamare, si poteva chiamare, una corsa vera e
propria all'arrembaggio.
(segue...)
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