(segue) Il viaggio nelle Venezie
(18-26 settembre 1938)
[Inizio scritto]

      Tuttavia gli ebrei di cittadinanza italiana, i quali abbiano indiscutibili meriti militari o civili nei confronti dell'Italia e del Regime, troveranno comprensione e giustizia; quanto agli altri, si seguirà nei loro confronti una politica di separazione.
      Alla fine il mondo dovrà forse stupirsi più della nostra generosità che del nostro rigore; a meno che i semiti d'oltre frontiera e quelli dell'interno, e soprattutto i loro improvvisati e inattesi amici che da troppe cattedre li difendono, non ci costringano a mutare radicalmente cammino.
      Per quanto più particolarmente vi riguarda, o Triestini, tutto sarà fatto per alimentare e potenziare il vostro emporio, che è il secondo d'Italia; sarà dato lavoro alle vostre officine e ai vostri cantieri, che hanno una fama meritamente mondiale.
      Ma per noi fascisti la fonte di tutte le cose è l'eterna forza dello spirito; ed è per questo che rivendico a me il privilegio di realizzare quello che fu l'ideale bisecolare della vostra città, l'Università completa nei prossimi anni.
      Padova, che fu per tanti secoli il solo ateneo delle genti venete, nel suo vigilante patriottismo comprende; e sarà Padova che offrirà il gonfalone alla neo consorella giuliana.
      Triestini e Triestine!
      Dopo quanto vi ho detto io vi domando: C'è uno solo fra voi di sangue e di anima italiani (voci: «Tutti!») che possa per un solo istante — dico per un solo fugacissimo istante — dubitare dell'avvenire della vostra città (voci: «No!») unita sotto il simbolo del Littorio che vuol dire audacia, tenacia, espansione e potenza? (Voci: «No!»).
      Non abbiate qualche volta l'impressione che Roma, perché distante, sia lontana. No, Roma è qui. È qui sul vostro Colle e sul vostro mare; è qui, nei secoli che furono e in quelli che saranno, qui, con le sue leggi, con le sue armi e col suo Re.

(segue...)