(segue) Il viaggio nelle Venezie
(18-26 settembre 1938)
[Inizio scritto]



      Nel pomeriggio il Duce inizia le visite ai cantieri. Assiste al varo delle motonavi «Fede» e «Iris» e all'impostazione della corazzata «Roma» di 35.000 tonnellate; e brevemente parla ai 15.000 operai, ringraziandoli per l'affettuosa accoglienza e dicendo loro d'esser «fiero della loro opera intelligente e tenace, che contribuirà potentemente a fare sempre più forte l'Italia sul mare»; visita la corazzata a Vittorio Veneto», altre numerose officine e aziende; il nuovo rione del Littorio, dove pone la prima pietra (un masso del Carso, di quota 144, dove il Duce fu ferito !) ai Magazzini Generali, e infine la nuova sede del Banco di Napoli. Il giorno seguente, 19, il Duce visita il Sacrario di Oberdan, sale a San Giusto; poi lascia Trieste diretto alle Grotte di Postumia; di qui si spinge sino al confine con la Jugoslavia, dove lo attende un rappresentante del Governo di Stojadinovic. L'incontro è vibrante di cordialità. Il Duce passa in rassegna un reparto di truppa jugoslava e grida ai soldati in lingua serbo-croata il saluto di rito dei comandanti jugoslavi: «Dio vi aiuti!». La compagnia risponde unanime: «Dio aiuti te.'». Quindi il dottor Marco Natlacen, Bano della Drava, gli rivolge, in lingua italiana, il seguente indirizzo:
      «Reputo onore grandissimo di poter salutare — ai confini dei Regni d'Italia e di Jugoslavia — V. E. a nome del Reale Governo jugoslavo e in modo particolare a nome del Capo del Governo e Ministro degli Esteri, dottor Milano Stojadinovic. A questo saluto aggiungo, come Bano del Banato della Drava, i miei rispetti devotissimi ed i saluti della popolazione di questo Banato. «Come amico della Jugoslavia V. E. ha messo oggi piede sul suolo jugoslavo e il popolo jugoslavo è lieto della Vostra visita e Vi porge il sincero benvenuto. Auguro di cuore che la Vostra visita renda più stretti i vincoli di buona vicinanza e di cordiale amicizia fra la Nazione italiana e la Nazione jugoslava e che promuova la prosperità vostra e nostra.»

(segue...)