(segue) Il viaggio nelle Venezie
(18-26 settembre 1938)
[Inizio scritto]
Tutto ciò è finito,
tutto ciò è irrevocabilmente finito. (Il popolo grida:
«Sì, sì, per sempre!»). Preferiamo di
essere temuti e non ci importa nulla dell'odio altrui perché
lo ricambiamo.
Bisognerà che il mondo
faccia conoscenza di questa nuova Italia fascista: Italia dura,
Italia volitiva, Italia guerriera. Sedici anni di Fascismo si vedono
nell'ammirevole contegno che il popolo italiano ha tenuto in questi
giorni. Altri popoli hanno avuto delle crisi, degli alti e bassi,
anche dei terrori. Il popolo italiano non ha perduto la sua calma,
non c'è stato bisogno di raccomandargli il sangue freddo («Lo
abbiamo», grida la folla) perché venti anni di guerra,
di battaglie, una Rivoluzione come quella fascista, hanno fatto
dell'anima italiana un blocco di temprato metallo. E se domani questo
popolo fosse chiamato ad altre prove non esiterebbe un minuto solo.
(La folla grida lungamente e con forza: «Subito! Subito! Siamo
pronti!»).
Camicie Nere di Udine!
Se io vi dico che è con
profonda commozione che io ritorno fra voi, mi dovete credere. (La
folla grida: «Sì!, Sì!»). Ma sono fiero
soprattutto di constatare che il vostro spirito non ha subito in
guisa alcuna le fluttuazioni del tempo. (La folla risponde: «No!
No!»). Voi siete gli stessi, voi avete lo spirito di allora,
voi siete pronti (la folla urla: «Sì!, Sì!»
) ad ubbidire come allora, voi siete pronti a credere come allora, e
soprattutto a combattere come allora.
Allora marciammo su Roma; negli
anni successivi la Marcia partì da Roma. Non è ancora
finita. Nessuno ha potuto fermarci. Nessuno ci fermerà.
Il 21 settembre,
al mattino, il Duce lascia Udine, e attraverso il Friuli festante;
dopo brevi soste a Cervignano e ad Aquileia, si dirige verso Treviso.
A Torre di Zuino inaugura gli stabilimenti che la Snia Viscosa ha
costruito per la produzione autarchica della cellulosa e pronuncia il
seguente discorso:
(segue...)
|