(segue) Il viaggio nelle Venezie
(18-26 settembre 1938)
[Inizio scritto]
Ora insisto perché dal
momento che si affronta questo problema lo si risolva in modo
integrale. In questo momento il Primo Ministro britannico, che ha
preso l'iniziativa politica, sta pilotando la navicella verso il
porto della pace. Secondo un telegramma dell'Agenzia ufficiale
francese, il Governo ceco, dopo una intera notte di consultazioni, ha
accettato stamane la proposta franco-britannica formulata nelle
riunioni di Londra. Tutti gli stranieri obbiettivi hanno dovuto
constatare — forse a malincuore — che di tutti i popoli
dell'Europa il popolo che è rimasto più tranquillo
dinanzi a questa crisi è stato l'italiano.
Ciò è dovuto alla
Rivoluzione fascista, (grida: «Al Duce! Al Duce!») che ha
finalmente fatto gli Italiani. Oggi non ci sono più Italiani
di ponente o di levante, del continente o delle isole: ci sono
soltanto degli Italiani. Degli Italiani, che sotto i segni del
Littorio, sono sempre pronti a combattere e a vincere.
In Europa, la
psicosi di guerra invade a poco a poco governi e popolazioni: gli
sforzi di Chamberlain che, d'accordo col Governo francese, studia un
nuovo piano di intesa per proporlo a Praga e a Berlino, e il nuovo
incontro con Hitler, a Godesberg, sono azioni diplomatiche frustrate
da Praga sempre più decisa alla resistenza ad oltranza. Il
Governo presieduto da Hodza, infatti, per avere accettato il piano
franco-britannico, è costretto a dimettersi. Il Presidente
Benes forma un nuovo Gabinetto, di marca militare e intransigente. La
situazione diventa caotica. Bande armate di cechi percorrono il
territorio sudetico abbandonandosi ad atti di violenza. Il sangue
comincia a scorrere e a creare l'ineluttabile. Il 23 settembre, Benes
ordina la mobilitazione generale. Il 23 settembre, a Roma, il Duce,
riconsacra l'Ara Pacis augustea. Nello smarrimento dell'Europa,
l'Italia conserva la sua serenità.
(segue...)
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