(segue) Il viaggio nelle Venezie
(18-26 settembre 1938)
[Inizio scritto]

      Questa vostra risposta, questo vostro oceanico grido, è staio in questo momento udito dal mondo. E con voi ha risposto l'intero popolo italiano.


      Nel pomeriggio dello stesso giorno, 24, il Duce è a Belluno; ma prima si ferma a Conegliano, inaugura il nuovo tronco ferroviario Vittorio Veneto-Ponte delle Alpi, riceve il saluto entusiastico della città della Vittoria; e ad essa dice di sentir fremere nel suo saluto «l'ardentissimo spirito fascista», lieto di salutarla nella ricorrenza del «ventennale della Vittoria che ha dato alla città il suo nome immortale». A Belluno il Duce parla nuovamente.

      Dopo avere espresso la sua ammirazione per la magnifica sfilata, afferma che l'antica e fierissima gente del Bellunese, che ha dato in ogni tempo prove memorabili del suo indomito valore, è integralmente fascista perché il Fascismo significa senso del dovere, spirito di sacrificio e sprezzo del pericolo.
      I nostri avversari d'oltre Alpe legati ancora a ideologie, più che superate, trapassate, non ci conoscono, e sono troppo stupidi per essere pericolosi. Essi dimostrano di essere in ritardo di almeno un quarto di secolo. Durante questo quarto di secolo l'Italia si è temprata al fuoco di quattro guerre.
      Quando a Ginevra 52 Stati, presieduti dall'attuale presidente della Repubblica di Praga (la folla urla e fischia lungamente) — anche questi vostri fischi sono stati uditi dal mondo — quando, dicevo, 52 Stati si riunirono per decretare le sanzioni contro l'Italia, io non ho mai dubitato un solo istante delle virtù e del coraggio del popolo italiano.
      Circolarono allora delle alternative assolutamente ridicole: burro o cannoni. Noi abbiamo scelto che cosa? («Cannoni!» urla la folla).

(segue...)