(segue) Il viaggio nelle Venezie
(18-26 settembre 1938)
[Inizio scritto]



      Dopo il rapporto delle gerarchie provinciali, che ha luogo alla Casa Littoria, il Duce si compiace della «compostezza e della tempra del Fascio vicentino e si dice sicuro che qualsiasi evento troverà anche le Camicie Nere vicentine formidabilmente pronte a scattare per la vittoria».

      Il 26 settembre, parlando al popolo, Hitler conferma l'incrollabile volontà del Reich di liberare i tre milioni e mezzo di tedeschi oppressi dal governo di Praga. L'Europa è ormai divisa in due campi avversi. Parigi si barda per la guerra; Londra comincia a scavare trincee nelle strade; in Cecoslovacchia si combatte fra insorti polacchi, insorti sudetici e truppe governative; il nuovo ordine di mobilitazione comprende le donne e i bambini. L'Europa di Versaglia agonizza. Ma la nuova Europa sorgerà dai campi di battaglia insanguinati o da una pacifica intesa secondo giustizia e secondo il principio dell'autodecisione dei popoli? Chamberlain dichiara di non perdere le ultime speranze: l'uomo che non aveva esitato a servirsi dell'aeroplano, quasi settantenne e per la prima volta in vita sua, per raggiungere al più presto il Führer e sottoporgli le sue proposte di intesa con la Cecoslovacchia, comincia forse a pensare che soltanto il Duce potrà salvare l'Europa.
      Ma il Duce è a Verona, accolto dalla passione travolgente del suo popolo, meraviglioso di forza e di serenità; e a Verona, il 26 settembre, il Duce rivolge un supremo appello all'Europa. È il discorso che chiude il viaggio nelle Venezie. Eccone il testo:

      Camicie Nere di Verona, di questa mia un poco, molto Verona, di questa Verona romana, bersaglieresca, fascista nell'anima fin dalla vigilia!
      Con questa maestosa adunata di popolo, accompagnata dallo schieramento superbo di forze, si chiude il mio viaggio tra le genti del Veneto e il mio pellegrinaggio sui campi sacri delle nostre gloriose battaglie. (L'enorme folla grida ad una sola voce: «Ritorna, ritorna!»).

(segue...)