(segue) Il viaggio nelle Venezie
(18-26 settembre 1938)
[Inizio scritto]

      I nostri avversari, coloro ai quali io allusi l'altro giorno davanti alla fremente adunata delle Camicie Nere di Belluno, i nostri avversari raccolti sotto i segni del triangolo e della falce e martello avevano in questi ultimi tempi dato corpo alle loro pietosissime speranze.
      Queste moltitudini che hanno risposto in modo univoco alle mie domande dimostrano a tutti, dico a tutti, che mai come in questo momento fu totale, intima, profonda la comunione tra Fascismo e Popolo italiano. (La moltitudine grida: «Sì, sì!»).
      E questo Popolo italiano non è disorganizzato e senza anima come molti altri popoli; è potentemente inquadrato, armato spiritualmente e pronto ad esserlo anche materialmente. (Il popolo risponde ancora con un solo urlo: «Sì, sì!»).
      Lo svolgersi degli eventi che tengono in questo momento sospesi gli animi, ci permette oggi di fare il punto della situazione.
      Bisogna riconoscere e apprezzare gli sforzi che il Primo Ministro britannico ha compiuti per dare una soluzione al problema dell'ora.
      Bisogna uguale riconoscimento fare per la longanimità di cui ha dato prova fin qui la Germania.
      Il memorandum tedesco non si discosta dalle linee che erano state approvate nella riunione di Londra. È di tutta evidenza che se i cechi saranno lasciati a contare sulle loro forze, saranno i primi forse a riconoscere che non vale la pena di impegnare un combattimento sul cui esito finale non può esistere dubbio alcuno.
      Dal momento che è stato posto, dalle forze irresistibili della storia, il problema che ha un triplice aspetto: tedesco, magiaro, polacco, deve essere integralmente risolto.
      Se vi è un uomo in questo momento in Europa che è il più indicato a rendersi conto di quello che succede, questo uomo è il presidente della repubblica cecoslovacca.

(segue...)