(segue) Il viaggio nelle Venezie
(18-26 settembre 1938)
[Inizio scritto]

      Egli è stato uno degli artefici più ostinati, se non maggiori, della disgregazione della duplice monarchia absburgica. Allora egli parlava di una nazione boema.
      La sua rivista che si intitolava La Nazione cecoslovacca sosteneva ciò esplicitamente. Ed egli stesso lo andava dichiarando ovunque, ivi compresa Ginevra. Ginevra è in quello stato che i medici chiamano comatoso. Tutti quelli che si oppongono all'Italia devono finire così.
      Ora le parole pronunciate in quel tempo furono labilissime. Questi venti anni di storia lo hanno dimostrato.
      Lo sviluppo degli avvenimenti può svolgersi secondo queste linee: ci sono ancora alcuni giorni di tempo per trovare una soluzione pacifica. Se questa non si trova, è quasi sforzo sovrumano potere impedire un conflitto.
      Se questo scoppia (la folla grida: «Siamo pronti, siamo pronti I») in un primo tempo può essere localizzato.
      Io credo ancora che l'Europa non vorrà mettersi a ferro e fuoco, non vorrà bruciare se stessa per cuocere l'uovo imputridito di Praga.
      L'Europa si trova di fronte a molti bisogni, ma certamente il meno urgente di tutti è quello di aumentare il numero degli ossari che sorgono così frequenti sulle frontiere degli Stati.
      Vi è tuttavia da prevedere il terzo tempo: quello nel quale il carattere del conflitto sarà tale che ci impegnerà direttamente. E allora non avremo e non permetteremo nessuna esitazione.
      Debbo ancora aggiungere che la successione di questi tre tempi può essere straordinariamente rapida. (La moltitudine urla: «Non importa, non importa!»).
      Camerati!
      È inutile che i diplomatici si affatichino ancora per salvare Versaglia. L'Europa che fu costruita a Versaglia, spesso con una piramidale ignoranza della geografia e della storia, questa Versaglia agonizza. La sua sorte si decide in questa settimana.

(segue...)