(segue) Monaco
(29 settembre 1938)
[Inizio scritto]
Il Führer
accetta e pone una condizione: la presenza personale del Duce alla
conferenza, sola garanzia di riuscita; lascia scegliere se la
conferenza debba aver luogo a Monaco o a Francoforte. Il Duce sceglie
Monaco. E a Monaco, la mattina seguente, 29 settembre, Mussolini,
Hitler, Chamberlain e Daladier discutono le basi dell'accordo: è
il Duce che, esprimendosi di volta in volta in tedesco, in inglese,
in francese, solo a conoscere tutte le lingue dei suoi interlocutori,
moralmente presiede e tecnicamente dirige la discussione. Le proposte
ch'Egli presenta sono presto accolte. L'accordo è raggiunto e
firmato, rendendo giustizia alla Germania, e contemporaneamente, come
Mussolini aveva voluto, alla Ungheria e alla Polonia. Così,
con la giustizia, è assicurata la pace.
Il Duce, ritornato
subito a Roma, è accolto da una dimostrazione trionfale: in
Piazza Venezia, italiani e stranieri, uniti in un solo palpito di
riconoscenza, lo acclamano salvatore dell'Europa. Costretto a
parlare, Egli dice:
Camerati!
Voi avete vissuto ore memorabili.
A Monaco noi abbiamo operato per la pace secondo giustizia. Non è
questo l'ideale del popolo italiano?
L'acclamazione
formidabile che gli risponde è il grido che sale dal cuore
profondo di un popolo, interprete, in quell'ora, dell'Europa e del
mondo.
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