Agli artisti atesini
(13 novembre 1938)
Una folta
rappresentanza di artisti atesini e tridentini, il 13 novembre, offre
al Duce, con le espressioni della sua fede, un simbolico gruppo in
bronzo, raffigurante un Legionario fascista che doma il Leone di
Giuda, riproduzione di una targa esposta all'Esposizione da essi
allestita olla Galleria di Roma.
Il Duce rivolge ai convenuti
cordiali parole di saluto, rilevando come questo loro primo viaggio a
Roma — primo, perché ad esso ne seguiranno altri —
si svolga in circostanze particolarmente felici.
Essi non hanno trovato soltanto
nell'Urbe un sole veramente romano, ma hanno sentito anche vibrare
intorno a loro la schietta simpatia della cittadinanza tutta.
Il Duce osserva quindi come gli
artisti atesini abbiano offerto, con la loro Esposizione, una
documentazione d'ingegno, di passione per l'arte e di volontà
tenace.
Afferma che la loro Esposizione è
stata una rivelazione. Comunica a questi artisti che essi rimarranno
a Roma, ospiti della Confederazione dei professionisti e degli
artisti, per tutta la durata dell'Esposizione, e ciò allo
scopo di consentire loro di visitare i superbi documenti della
civiltà romana, italiana, cristiana e cattolica che qui ha
avuto la sua espressione e quanto a Roma è stato costruito
dall'Italia del Littorio.
Rispondendo quindi alle ardenti
invocazioni per una sua visita nell'Alto Adige, il Duce soggiunge che
non è improbabile che Egli vi si rechi presto, più o
meno improvvisamente. («Subito, subito!» grida la
moltitudine).
Conclude esprimendo ai convenuti
la più schietta simpatia del Governo fascista e delle Camicie
Nere d'Italia.
(segue...)
|