Ai vincitori della Battaglia del Grano
(22 gennaio 1939)
Con la
tradizionale solennità, il 22 gennaio, al Teatro
dell'Argentina, si consegnano i premi ai rurali vincitori della
battaglia del grano. Dopo la relazione di S. E. Rossoni, Ministro
dell'Agricoltura e Foreste, il Duce pronuncia questo discorso:
Camerati rurali!
Durante i mesi di gennaio,
febbraio, marzo, aprile del 1938, pochi Italiani levarono tante volte
gli occhi al cielo, quanto colui che ha l'onore ed il piacere di
dirigervi la parola in questo momento. Voi lo ricordate. Non una
stilla d'acqua durante quattro mesi, pochissima neve sulle Alpi,
quasi niente sugli Appennini, la terra riarsa come nell'estate, il
grano, ingiallito, non cresceva, mai l'ombra d'una nube
sull'orizzonte implacabilmente sereno. Lo stesso fenomeno si
verificava in altri Paesi d'Europa, ma questo non ci riguarda.
Erano lecite le previsioni più
pessimistiche sui raccolti, sino al giorno in cui, nella prima decade
di maggio, grandi prolungate piogge caddero benefiche in ogni parte
d'Italia. Il grano ne ebbe immediato giovamento. Il raccolto era
salvo. Si era però, nel frattempo, delineata la solita
speculazione straniera sulla fame, che attendeva il popolo italiano,
e sulle combinazioni politiche, che ne potevano nascere. Tutto ciò
avviluppato da espressioni di solidarietà e filantropia, che
nascondevano a mala pena il più democratico e disgustante
cinismo.
Parlando alle forti genti del
Cadore io dissi, nel famoso settembre scorso, che gli avversari
professionali del Fascismo erano troppo stupidi per essere
pericolosi. Lo confermo nella maniera più esplicita. Se io vi
dessi lettura dei discorsi e degli scritti contenenti le puerili
profezie, le assurde macchinazioni, le calunniose fantasie, le
ridicole speranze che gli avversari del Fascismo diffondono
sull'Italia, sulle nostre idee, sui nostri uomini e su chi vi parla,
io vi farei ridere a lungo e così forte, che, malgrado le
Alpi, andrebbero in frantumi molti vetri delle metropoli d'oltre
frontiera.
(segue...)
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