(segue) Alla Vecchia Guardia
(26 marzo 1939)
[Inizio scritto]
Quello che abbiamo fatto è
importante, ma per noi è più importante quello che
faremo. E Io faremo, perché la mia volontà non conosce
ostacoli e perché il vostro entusiasmo ed il vostro spirito di
sacrificio sono intatti.
Voi non siete la mia Guardia del
corpo, voi siete soprattutto, e volete essere, la Guardia del corpo
della Rivoluzione e del Regime fascista.
Camerati squadristi!
La vostra adunata, che è la
manifestazione culminante della celebrazione del primo Ventennale del
Fascismo, ha luogo in un momento serio della vita europea. Noi non ci
facciamo e non ci faremo prendere da quella che ormai è
conosciuta come la psicosi di guerra, miscuglio di isterismo e di
paura.
La rotta della nostra navigazione
è definita ed i nostri principi sono chiari: voi li
ascolterete con tutta l'attenzione e la discrezione necessarie.
Primo: Per quanto i pacifisti di
professione siano individui particolarmente detestabili e, per quanto
la parola pace sia ormai un poco logorata dal soverchio uso e suoni
equivocamente come le monete false, per quanto sia noto che noi
considereremmo la pace perpetua come una catastrofe per la civiltà
umana, noi consideriamo che sia necessario un lungo periodo di pace
per salvaguardare nel suo sviluppo la civiltà europea. Ma, per
quanto ancora di recente sollecitati, noi non prenderemo iniziativa
alcuna, prima che i nostri sacrosanti diritti siano stati
riconosciuti.
Secondo: Il periodo dei giri di
valzer, se mai vi fu, è definitivamente chiuso. Il solo
ricordarlo è offensivo per noi e per tutti gli Italiani.
I tentativi di scardinare o di
incrinare l'asse Roma-Berlino sono puerili. L'Asse non è
soltanto una relazione fra due Stati: è un incontro di due
Rivoluzioni che si annunciano in netta antitesi con tutte le altre
concezioni della civiltà contemporanea. Qui è la forza
dell'Asse e qui sono le condizioni della sua durata.
(segue...)
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