(segue) La visita alla Calabria
(30-31 marzo 1939)
[Inizio scritto]
Al tramonto, il
Duce è a Catanzaro: quasi centomila persone lo attendono e
chiedono la sua parola. Egli afferma che le impressioni della sua
prima giornata calabrese sono profonde: ha trovato «un popolo
disciplinato, una gioventù gagliarda e un Fascismo entusiasta
e pronto a rispondere ad ogni appello. Questa regione, per tanto
tempo trascurata, ha camminato in questi primi diciassette anni
dell'Era fascista». Ma Egli è venuto «per
accelerare il passo di questa marcia che deve portare la Calabria ad
un suo migliore destino». Ed elogia «il laborioso e
fecondo popolo calabrese».
A Reggio, la
mattina del 31, più di centomila persone vibrano nell'attesa
del Duce. Egli pronuncia il seguente discorso:
Camicie Nere!
Voi mi avete atteso per sedici
anni (dalla folla si grida: «Troppi!») dando prova di
quella discrezione, che è un segno distintivo dei popoli di
antica civiltà quali voi siete.
In questi due giorni io ho
saggiato la tempra di questo popolo. È una tempra di buon
metallo, il metallo col quale si fanno le vanghe e le spade, gli
aratri e i moschetti.
Per la vostra organizzazione, per
il vostro stile, per il vostro ardore, voi siete in linea con tutte
le provincie d'Italia.
Venendo in questa terra, si ha la
certezza assoluta, attraverso le miriadi e miriadi dei vostri figli,
la certezza assoluta della continuità nei secoli della nostra
Patria.
Questo voi indicate a coloro i
quali, subendo gli influssi nefasti di esotiche mode e di teorie, che
l'esperienza ha dimostrato assolutamente idiote, prima indeboliscono
la Patria e poi la estinguono.
(segue...)
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