(segue) La visita alla Calabria
(30-31 marzo 1939)
[Inizio scritto]

      I popoli forti sono popoli fecondi; sono viceversa deboli i popoli sterili.
      Quando questi popoli saranno ridotti a un mucchio miserabile di vecchiardi essi piegheranno senza fiato sotto la sferza di un giovane padrone.
      Io sono venuto qui per vedere e constatare ciò che si è fatto. Ciò che si è fatto in questo primo periodo dell'Era fascista è notevole, ma è ancora più notevole quello che si deve fare.
      I vecchi Governi avevano inventato, allo scopo di non risolverla mai, la cosiddetta questione meridionale. Non esistono questioni settentrionali o meridionali. Esistono questioni nazionali, poiché la Nazione è una famiglia e in questa famiglia non ci devono essere figli privilegiati e figli derelitti.
      Dopo il mio discorso agli squadristi a Roma, ben poco vi è da aggiungere. Noi non dimentichiamo, noi ci prepariamo, noi pensiamo a decenni e quindi siamo sempre pronti ad attendere, come è sicuro un popolo che ha molte armi e saldissimo cuore.
      Sono passati più di quattro anni dal mese in cui fu mobilitata la «Peloritana», quattro anni di prove aspre e di gravi sacrifici, culminati nella conquista dell'Impero, che è Impero di popolo.
      Impero di popolo, che sarà difeso dal popolo per terra, per mare, nel cielo, contro chiunque.
      Alcuni deficienti d'oltr'Alpe, confondendo con la realtà il loro desiderio, hanno favoleggiato di un allontanamento del popolo italiano dal Regime. (La moltitudine risponde con un solo grido appassionato: «No!)
      I vostri sibili, attraversando i loro timpani auricolari, avranno dimostrato che è esattamente vero il contrario.

(segue...)