(segue) Brindisi a Serrano Suner
(7 giugno 1939)
[Inizio scritto]
L'Italia, che ebbe per venti
secoli relazioni intense con la Spagna, fondate su molti elementi
comuni, desidera ed auspica una Spagna spiritualmente e militarmente
potente e la Spagna potrà sempre contare sull'amicizia
concreta e fattiva dell'Italia.
È con questi sentimenti e
con questi voti che io levo il bicchiere alla salute del Caudillo, a
quella vostra personale, alla prosperità e alla grandezza
della vostra nobile Nazione.
S. E. Serrano
Suner così risponde:
«Eccellenza!
Insieme ai legionari italiani, volontari nella nostra guerra, veniamo
dalla Spagna eroica in questa grande Nazione che il Vostro genio ha
riportato ai fasti dell'Impero. I grandi contabili dell'Europa
possono verificare se ne manchi qualcuno e in verità ne
mancano: circa quattromila rimasero in Spagna; ma, non per svolgervi
una dominazione politica, né attività industriale, né
terebrando avidi il nostro suolo in cerca di giacimenti minerari.
Rimasero colà accanto alle migliaia di soldati spagnoli caduti
nelle stesse trincee. I loro corpi sono sepolti, ma non così i
loro nomi, il loro spirito e la loro memoria, perché ben
sapete, o Duce, che non vi è terra sufficiente per sotterrare
gli eroi. E ritornando, i vostri soldati non vi portano oro, né
beni materiali; ritornano poveri come sono partiti. Vi portano però
tre cose: l'orgoglio della loro razza, l'alloro della vittoria e
l'amore della Spagna.
«Nella nostra
Patria, uomini che vi erano nati, ma che erano diretti dal di fuori
dai nemici spagnoli, lottavano per distruggere la civiltà
cristiana. L'eroismo tradizionale del nostro Esercito e lo slancio
della nostra gioventù sarebbero abbondantemente bastati per
abbattere quei barbari moderni; Alto del Leon e Creste di Somosierra,
l'epica resistenza dell'Alcazar, l'audace avanzata su Madrid, sino a
Casa de Campo, la Città Universitaria e il Jarama, Alcubierre,
Oviedo, Huesca e tanti altri nomi ne sono buona prova.
(segue...)
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