(segue) Brindisi a Serrano Suner
(7 giugno 1939)
[Inizio scritto]

      «Ma un giorno, dai passi e dalle balze dei Pirenei, scesero in massa in Ispagna uomini di tutte le razze e di tutti i paesi provvisti di ogni genere di materiali e attrezzi di guerra. Solamente allora l'Italia creatrice accorse a difendere il suo patrimonio spirituale minacciato, dimostrando generosamente la sua solidarietà con la Nazione sorella dell'altra sponda del Mare latino. «Nazioni che pure stimansi decorose e umanitarie, che, per mezzo dei loro rappresentanti avevano assistito imperturbabili all'assassinio dei nostri fratelli per le strade della capitale e in tutta la Spagna rossa, e che conoscevano le nostre torture quotidiane nelle carceri, si scandalizzavano solamente per la vostra presenza in Spagna e affermarono che venivate a invaderci.
      «Si chiedevano ansiose: quante divisioni? quante squadre? aeroplani, sottomarini... quanti? E un giorno si diceva che restavate a Malaga, un altro che vi stabilivate nella base delle Baleari, oppure preferivate Santander per aprire così uno sbocco sul mare Cantabrico. Noi gridavamo al mondo che ciò era un'offesa che feriva ad un tempo la nostra dignità indomabile di popolo libero e che svalutava la generosità di Roma. «Però noi eravamo poveri ed essi avevano oro che permetteva loro di assordare il mondo con lo strepito delle loro menzogne per impedire che si sentisse la voce, si conoscesse la verità sulla Spagna. Ma, come non vi è termine che non giunga fatalmente alla sua scadenza, giunse la vittoria delle nostre armi e, con essa, la vostra partenza dalla Spagna.
      «Perciò, in quest'ora, noi abbiamo il diritto ed il dovere di dire a coloro che ci oltraggiarono e che pretesero insozzare il santo nome della Patria, che gli autori e propalatori di tali infamie meritano il titolo di volgari calunniatori. «Nell'autunno del 1938, quando per i male informati la guerra di Spagna sembrava attraversasse una fase difficile e tutti coloro ai quali mi riferivo poc'anzi tesero i loro strumenti di propaganda e di agitazione per cercare una mediazione e una pace vergognosa e zoppicante, Voi, Duce, telegrafaste a Franco, nostro Capo e Caudillo, che eravate con Lui e col nostro popolo fino alla vittoria: ebbene a partire dalla vittoria sarà con Voi l'amicizia della Spagna, frutto legittimo di quella fratellanza che nacque nelle trincee, nelle prove di sangue e di piombo e che non può perdersi.

(segue...)