Alla “X Legio”
(23 settembre 1939)
La mattina del 23
settembre, presente il Segretario del Partito, il Duce riprende i
contatti con le gerarchie del Partito ricevendo i dirigenti del
Fascismo bolognese. L'Europa è in guerra dal primo settembre;
l'Italia tutta e il mondo intero attendono la parola del Duce che dal
maggio ultimo, dalla giornata di Cuneo, tace. Ma l'opera sua per
scongiurare la guerra è stata apprezzata da tutti i popoli ed
ora Egli si erige quasi giudice dalla posizione di vigile,
armatissima attesa in cui, per la dichiarazione del Consiglio dei
Ministri del 1° settembre, si trova l'Italia. Ascoltata la
relazione del Federale di Bologna, il Duce prende la parola. Ecco il
suo discorso:
Ho voluto che la ripresa dei miei
contatti con le gerarchie del Partito cominciasse da voi, o camerati
di Bologna: primo, perché avete dato il più alto
contributo di sangue alla causa della Rivoluzione fascista; secondo,
perché siete degni di chiamarvi «X Legio», cioè
la Legione fedelissima, sulla quale Cesare poteva in ogni momento
contare; terzo, per l'importanza che nella vita politica, economica e
morale della Nazione ha Bologna e la terra che dal Po all'Adriatico
la circonda. Dopo questo rapporto altri ne seguiranno per le
gerarchie delle altre regioni e il Partito procederà così
alla sua integrale mobilitazione, dal centro all'estrema periferia.
Ci incontriamo in un momento
tempestoso che rimette in giuoco non solo la carta dell'Europa, ma,
forse, quella dei continenti.
Niente di più naturale che
questi eventi grandiosi e le loro ripercussioni in Italia, abbiano
provocato una emozione anche fra noi. Ma di questo speciale
comprensibile stato d'animo ha approfittato la minima, ma ciò
nondimeno miserabile zavorra umana, che si era ridotta a vivere negli
angiporti, nei ripostigli e negli angoli oscuri. Si deve a questa
zavorra la diffusione delle «voci» che hanno circolato,
molte delle quali — le più ridicole — mi
riguardavano personalmente.
(segue...)
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