Nelle apparenze, però, nulla faceva trapelare l'insofferenza del Messe. Egli in data 9 maggio, quasi in atto di congedo, lanciava il seguente ordine del giorno:
«Ufficiali, sottufficiali, caporali, soldati e camicie nere!
«Alle soglie della stagione favorevole che approssima la ripresa della marcia verso l'Est, con lo scadere del decimo mese in terra di Russia, il Corpo di Spedizione Italiano conclude il suo primo ciclo operativo di questa durissima campagna. Ai nostri Caduti si volge commosso e riconoscente il mio pensiero. A voi ed alle vostre unità, dell'Esercito, della Milizia, e della Aeronautica, a tutti i Comandi, Reparti e Servizi che, in mirabile coesione di ardenti energie, di armi invitte e di fede operante ho avuto ed ho ai miei ordini, con fiero animo invio il mio saluto fervido e grato di Comandante.
«In esso vibra il caldo riconoscimento delle grandi, memorabili imprese che avete compiuto e che, rinverdendo la gloria delle Bandiere, degli Stendardi, dei Labari, delle insegne che la Patria vi ha affidato, hanno arricchito la Storia militare italiana di pagine che splendono di vivida luce nei fasti della Nazione.
«Combattenti del C.S.I.R.I
«Rivedo i vostri ranghi audaci e compatti varcare il confine romeno, marciare lungo le rozze carrarecce della Bessarabia, inoltrarsi a costo di fatiche impari e di disagi senza nome nelle sconfinate distese della fertile Ucraina, che domani sarà il granaio dei vincitori e che a voi, sferzati dal solleone, ha negato persino il ristoro dell'acqua.
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