Tutto ciò era destinato ad eccitare gli istinti più bassi delle folle. Una delle famiglie che la famosa Commissione presieduta dal traditore Casati prese particolarmente di mira fu quella di Ciano.
Era una manovra indiretta per arrivare al Duce, al quale, forse, molti tornavano a pensare, ma del quale nessuno osava più pronunciare il nome secondo le istruzioni ricevute dal censore badogliano. Quando al patrimonio della famiglia del conte Galeazzo Ciano si parlò di miliardi. La lettera scritta dal conte Ciano, in data 23 agosto 1943, indirizzata al Maresciallo Badoglio, non è un documento privato, è un documento politico. Eccone il testo integrale:
Roma, 23 agosto 1943.
«Illustre Maresciallo,
«con grande amarezza ho letto sul Corriere della Sera un articolo che oltraggia la memoria di mio padre. Disdegno scendere a polemiche con giornalisti anonimi che raccolgono del fango per gettarlo sul viso di un morto, ma ritengo invece mio dovere informare vostra Eccellenza, in attesa di quanto la commissione appurerà in merito, della esatta misura della complessiva eredità pervenuta da mio padre a me ed alla mia defunta sorella. «Egli, alla sua morte, disponeva dei seguenti beni:
«1. - 3/4 della società tipografica editoriale del giornale Il Telegrafo di Livorno;
«2. - quattro edifici in Roma, del valore totale all'epoca della morte, di circa cinque milioni;
«3. - titoli industriali così ripartiti: Romana elettricità: azioni 1400; Terni: azioni 500; Montecatini; azioni 2000; Valdagno: azioni 1000; Navigazione generale: azioni 300; Ilva: azioni 500; Anic: azioni 1000; Monte Amiata: azioni 1000; I.M.I.: azioni 100; Consorzio Credito Opere Pubbliche: azioni 24; Buoni del Tesoro: 1 milione; contante: L. 355.089; conto corrente postale: lire 32.975.
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