Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     La guerra del 1848 appare abbastanza "sentita". Non mancano, anche agli inizi, critiche e riserve da parte di alcuni deputati e in particolar modo del Brofferio che già il 29 maggio, in sede di discussione sull'indirizzo di risposta al discorso della Corona, tocca il tasto, sempre penoso in Italia, della condotta della guerra da parte dei generali. In una successiva seduta gli onorevoli Moffa di Lisio e Grossi continuano le loro critiche, le quali diventano, naturalmente "vivacissime" non appena le operazioni militari prendono un corso poco brillante. In queste critiche ancora e sempre viene denunciata l'inettitudine dei generali, la qual cosa imbarazza assai Cesare Balbo, Presidente del Consiglio.
     L'agitazione aumenta sino al punto da determinare in piena guerra, e in una fase difficile della medesima, una crisi del Governo. Il nuovo Ministero, presieduto da Casati, proclama, nella seduta del 27 luglio, che "la guerra continua", come Badoglio il 26 luglio, ma oramai si marcia verso l'armistizio che viene considerato un "tradimento".
     Brofferio grida: «Se voi persisterete in una pace funesta, noi vi ripeteremo cannoni e non protocolli e sarà a voi che i rappresentanti del popolo dichiareranno la guerra, incessante, ostinata, instancabile». Il Casati non regge ed entra in scena Gioberti, il quale a sua volta non può dominare le scatenate passioni e scioglie la Camera. In nove mesi, tre Ministeri! Vincenzo Gioberti sta al timone soltanto un paio di mesi. La guerra riprende, nel marzo del 1849, in un ambiente completamente negativo, e dura poco più di una settimana. Carlo Alberto abdica, dando un esempio che il suo futuro nipote, in circostanze infinitamente più gravi, si è finora guardato dall'imitare!