Ancora meno "sentita" fu la guerra di Crimea o meglio l'intervento del Piemonte nella guerra scoppiata fra la Russia e la Turchia. L'approvazione del Trattato di alleanza fra il Piemonte e le grandi Potenze (Francia, Inghilterra) — vero capolavoro, questo, della politica di Cavour — fu portata alla Camera il 3 febbraio del 1855 e incontrò vivacissime opposizioni, tanto a destra quanto a sinistra.
Il Brofferio, fra l'altro, accusi} il Cavour di non avere un preciso indirizzo politico e di non avere "rispetto delle convenzioni e della moralità costituzionale" e affermava l'assoluta inutilità e anche l'inopportunità del Trattato. «L'alleanza con la Turchia offende il Piemonte e disonora l'Italia. Abbiamo sfidato ogni specie di privazioni, ci siamo sottoposti a odiosissime tasse, abbiamo affrontato la bancarotta dello Stato nella speranza di potere, quando che fosse, ritornare in campo col grido "fuori lo straniero". E poi? Tutto questo abbiamo fatto per consumare i nostri milioni e i nostri soldati nella Crimea a beneficio dei nemici d'Italia». E concludeva: «Se voi consentite questo trattato, la prostrazione del Piemonte e la rovina dell'Italia saranno un fatto compiuto».
Lo stesso fratello di Cavour, onorevole Gustavo, votò contro. Fu in questa occasione che Cavour pronunciò uno dei suoi migliori discorsi.
Il trattato fu approvato, ma 60 deputati votarono contro, e 101 a favore. Anche la guerra del 1859 sollevò forti opposizioni. Cavour pose praticamente in vacanza la Camera e alla vigilia chiese i pieni poteri che gli furono accordati con 110 voti contro 23. Tutti ricordano la terribile indignazione, la vera ondata di furore che si sollevò in ogni parte d'Italia all'annuncio del "tradimento" perpetrato a Villafranca da Napoleone III. Le polemiche furono di una violenza eccezionale: eppure il "tradimento" di Napoleone non aveva il volume e il carattere di quello consumato dal Savoia l'8 settembre del 1943! Ed era comunque un Sovrano straniero!
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