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«Il re conferisce con Ambrosio. Sono pure presenti Sandalli e De Courten. Poco dopo attracca un rimorchiatore. Al largo attende una pirocorvetta. Nella notte fonda il carico dei fuggitivi è compiuto. La nave è il Gleno. Ai carabinieri di scorta vengono distribuite lire cinquantamila. Alcuni ufficiali superiori, tra i quali il generale Cener della Direzione Superiore Trasporti, rimangono a terra».
Gli artefici del tradimento — e in primo luogo il re capobanda, i suoi generali e i suoi consiglieri fuggiaschi ad Ortona — si resero conto anche vagamente di quel che facevano? Furono coscienti criminali o criminali incoscienti o le due cose insieme? Eppure le conseguenze erano prevedibili con matematica esattezza. Era facile prevedere che al magico suono della parola "armistizio" tutte le Forze armate si sarebbero polverizzate; che i Tedeschi si sarebbero premuniti disarmandole sino all'ultima cartuccia; che l'Italia, divisa oramai in due parti, sarebbe stata un campo di battaglia, che l'avrebbe convertita in una "terra bruciata"; che l'inganno tramato contro l'alleato e il successivo tradimento avrebbero pesato, come peseranno, per un imprevedibile periodo di tempo, sull'avvenire dell'Italia; che d'ora innanzi sarebbe stata considerata come una universale verità l'identità stabilita fra "Italiano" e "traditore"; che la confusione e l'umiliazione degli spiriti sarebbero state enormi. |