— Chiudete la finestra e non muovetevi!
Mussolini rimase invece alla finestra e vide che un altro più folto gruppo di Tedeschi occupata la funivia, era salito e dal piazzale di arrivo marciava compatto e deciso verso l'albergo. Alla testa di questo gruppo era Skorzeni. I carabinieri avevano già le armi in posizione di sparo, quando Mussolini scorse nel gruppo Skorzeni un ufficiale italiano, che poi — giunto più vicino — riconobbe per il generale Soleti del corpo dei metropolitani.
Allora Mussolini gridò, nel silenzio che stava per precedere di pochi secondi il fuoco:
— Che fate? Non vedete? C'è un generale italiano. Non sparate! Tutto è in ordine!
Alla vista del generale italiano che veniva avanti col gruppo tedesco le armi si abbassarono.
Le cose erano andate così. Il generale Soleti fu prelevato al mattino dal reparto Skorzeni, e non gli fu detto nulla circa il motivo e gli scopi. Gli fu tolta la pistola e partì per l'ignota destinazione. Quando nel momento dell'irruzione intuì di che si trattava ne fu lieto. Si dichiarò felice di avere contribuito alla liberazione di Mussolini e di avere, forse, con la sua presenza, evitato un sanguinoso conflitto. Disse a Mussolini che non era consigliabile tornare immediatamente a Roma, dove c'era una "atmosfera di guerra civile", diede qualche notizia sulla fuga del Governo e del re; venne ringraziato dal capitano Skorzeni e poiché il Soleti chiese che gli fosse riconsegnata la pistola, il suo desiderio fu accolto, così come l'altro di seguire Mussolini, dovunque fosse andato.
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