Nella nostra casa era ritornata la gioia. Subito studiai, per tuo desiderio, un viaggio in crociera. La Mamma, pur tanto aliena dalla vita chiassosa e dalle gite turistiche, aderì volentieri ad accompagnarti in Egitto. Sembrava anch'essa come convalescente da una lunga malattia. E pure conosceva solo in parte la gravità del tuo male ed ignorava la diagnosi disperata.
Vedesti Bengasi, il Cairo, il corso del Nilo, il sole d'Africa, tutta una ricca serie di panorami nuovi, ardenti di colore e di vita, evocatori di altri secoli e di altre civiltà. La tua impressione fu grande e profonda. Al ritorno, tu non ne parlavi molto; eri sobrio, come sempre, nei giudizi e nei ricordi, ma anche nelle tue brevi parole io sentivo l'entusiasmo del tuo cuore giovanile. Più tardi andasti a Barcellona: ti accompagnava tuo fratello Vito (Vito, che ora è solo, e sembra come uno che abbia perduto qualcosa di se stesso...). Poi sei partito per la Romagna: era ormai la primavera del 1929... Tu alternavi le letture ai diporti. (Ho ritrovato un tuo piccolo taccuino, ove sono annotati, giorno per giorno, i libri che leggevi, i luoghi o gli spettacoli ove ti recavi: annotavi un nome, una parola; nulla più, ma quanto basta perché io oggi possa seguirti e vederti, quale eri e come vivevi in quel tempo...). Però un'ombra offuscava quella tua vita serena. Tu non parlavi, ma a me non sfuggiva nulla: sentivo che la vita senza lo studio metodico ti annoiava. E mi avvedevo che soltanto alle divine armonie della musica chiedevi sollievo per le tue sofferenze spirituali e fisiche.
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