Arnaldo Mussolini
Vita di Sandro


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     Ma purtroppo il miglioramento era stato temporaneo. Dopo alcuni mesi furono necessarie altre cure; si ebbe un ulteriore lieve miglioramento, finché l'estate e il mare Adriatico parvero ridonarti la salute. Allora andammo insieme — rammenti, Sandrino? — a Fiume, a Postumia, a Bolzano, a Trento. Ritornava ancora la vita; ancora fiorivano le speranze. Io già pensavo al miracolo, alla grazia domandata... E ad ottobre, di fronte ad una tua categorica richiesta, mi decisi ad acconsentire che tu frequentassi il terzo corso di liceo. Lo stesso medico che ti aveva in cura non escluse questa possibilità.
     Ma tu non sai, non sapevi quello che mi costarono le discussioni di quei giorni! Tu mi dicevi: «Che cosa è per un giovane, per un Mussolini, se non riesce ad avere la sua licenza liceale? Come sopportare senza arrossire il fatto di restare ultimo? Sto bene: in fondo che male è il mio? Che cosa sono questi segni misteriosi? È possibile che un male si debba curare solo col riposo?». Queste erano le tue domande, ed io non potevo risponderti. Ho dovuto consentire: mi ero illuso che tutto potesse ritornare come prima.
     Hai frequentato la tua scuola, il Liceo Beccaria, che tanto amavi. Insegnanti e compagni ti erano cari; la scuola era il centro della tua vita, dopo la tua casa. Parlavi con orgoglio del tuo Liceo. Chiedevi trepidante qualche piccola concessione per il tuo Istituto. Volevi a casa tutti i tuoi compagni. Chi poteva superarti nella ospitalità mirabile? Chi poteva superarti nella fierezza di non volere una parola di raccomandazione per i tuoi studi? Eppure, gli ultimi mesi furono pesanti. Io cercavo di alleggerirti il compito con le ripetizioni di alcuni professori valentissimi. Ero preoccupato di vederti troppo intento allo studio. Ti dicevo che, se anche rimanevi indietro in qualche materia, avresti riparato ad ottobre.