Arnaldo Mussolini
Vita di Sandro


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     Tu però eri sicuro della tua preparazione. Avevi abbandonato ogni diversivo che non fosse la scuola. Ti piacevano i voli e le corse in automobile, ti appassionavi al tennis; ma questi divertimenti non ti sottraevano mai le ore di studio. La musica restava la tua grande consolatrice. Vedevi ingrandire in te il senso mistico della vita, in tutta la sua pienezza di santi affetti e di assoluti doveri. Seguivi con grande interesse, al Liceo, il corso di religione: una fede serena, ferma e intensa, si era formata in te. I libri di filosofia e di storia suscitavano nel tuo animo una chiara visione di vita, degna di un uomo maturo, di grande senno, di equilibrio. In ogni suo aspetto, la vita dello spirito ti apriva le sue porte e tu ti addentravi con ardente gioia in quei campi infiniti. Sembravi quasi presago del tuo destino: eri impaziente di completare le tue conoscenze, come chi sappia che un giorno gliene mancherà il tempo...
     Una mattina, ai primi di luglio, ti accompagnai io stesso agli esami. E tu, rammenti?, volesti vincere il tuo consueto riserbo verso di me, per dirmi: «Ti raccomando di non dire una parola ai professori in mio favore. Ognuno deve valere per quello che realmente è. Sarebbe per me la più grande umiliazione essere un "raccomandato"».
     Rassicurato che non avrei mai compiuto un gesto che umiliava te ed anche me, tu andasti sereno agli esami e vincesti la prova. La tua gioia luminosa si leggeva negli occhi. La prima parte della vita era compiuta. Tu eri saldamente proteso verso l'avvenire. Superata la stanchezza di quei giorni, vedevi già l'Università e il secondo tempo di una luminosa esistenza.